Meet Cristina Carlà /Vi Presento Cristina Carlà

Cristina Carlà

Our next poet is Cristina Carlà whose poems will be presented over the next few days. Here is her bio:

Cristina Carlà was born in 1982. In 2018, she was selected to participate in the project Landxcape – Art, Narration, Landscape supported by the Puglia Region’s Department for Mediterranean, Culture and Tourism, through the Biblio-Museum poles of Lecce and Brindisi and realized by Teatro Pubblico Pugliese in collaboration with the international association BJCEM. She is part of Slammals Organization, with which she works on the dissemination of oral poetry through the organization of poetry slams throughout Puglia. She was a National finalist at the LIPS 2021 and 2022 Poetry Slam Championships. 

In addition, she published “Il colore delle cose fragili” (Collettiva Edizioni, 2019), and “Cartolina dal Salento” (Collettiva Edizioni, 2022), the same publishing house for which she edits the series “Taccuini e altre cose.” In 2021, she produced the short film ‘Caccia al Paziente Zero’, selected at the Lift-Off Festival, and participated in the publication of the anthology ‘Le poete della Beat. “Poesie d’amore contro la guerra” (Collettiva Edizioni, 2021). She collaborates with Colori Vivaci, a culture and events magazine, and won first prize at the 5th Nunzia De Donno Literary Competition, organized by the UNESCO Club of Giurdignano (Le), Fiction section.

She would have loved to be able to draw or paint but, unfortunately, she was not able to, so she started writing in order to realize with the pen the paintings she cannot do with the pencil.

La nostra prossima poetessa è Cristina Carlà le cui poesie verranno presentate nei prossimi giorni. Ecco la sua biografia:

Cristina Carlà, classe 1982. Nel 2018 è stata selezionata per partecipare al progetto Landxcape – Arte, Narrazione, Paesaggio sostenuto dall’Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia, attraverso i poli biblio-museali di Lecce e Brindisi e realizzato dal Teatro Pubblico Pugliese in collaborazione con l’associazione internazionale BJCEM. Fa parte del collettivo Slammals, con il quale lavora alla diffusione della poesia orale attraverso l’organizzazione di poetry slam in tutta la Puglia. Finalista nazionale ai Campionati di Poetry Slam LIPS 2021 e 2022. 


Ha pubblicato “Il colore delle cose fragili” (Collettiva Edizioni, 2019) e “Cartolina dal Salento” (Collettiva Edizioni, 2022); per la stessa casa editrice cura la collana “Taccuini e altre cose”. Nel 2021 ha prodotto il cortometraggio “Caccia al Paziente Zero”, selezionato al Festival Lift-Off e ha partecipato alla pubblicazione dell’antologia “Le poete della Beat. Poesie d’amore contro la guerra” (Collettiva Edizioni, 2021). Collabora con Colori Vivaci, rivista di cultura ed eventi. Primo premio al 5° Concorso letterario Nunzia De Donno, organizzato dal Club UNESCO di Giurdignano (Le), sezione Narrativa.


Le sarebbe piaciuto saper disegnare o dipingere, ma purtroppo non ne è mai stata capace. Così ha iniziato a scrivere per creare con la penna i dipinti che non riesce a realizzare con la matita.

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Angelo Colella – Untitled \ Senza titolo

The family with a poet 
says he’s a good author, 
skilled enough in oral communication
even if he is ill with the same illness as his mother:
the outside world talks to him from inside the heart, 
and every memory lasts only for a million seconds.

In the stories he tells about himself, he’s just a participant,
like in a normal phone call.
When he dies, he wakes up with poetry,
and that, too, is an opportunity to make poetry
because death itself cannot come without a direct order from poetry.

So, when the poet was finally gone,
his whole opus revealed to him gently: 
“I am your new voice now, your new box”.
La famiglia con un poeta
dice che lui è un buon autore,
abbastanza espero nella comunicazione orale
anche se è malato della stessa malattia di sua madre:
il mondo esterno gli parla da dentro il cuore,
e ogni ricordo dura solo un milione di secondi.

Nelle storie che racconta su di sé, è solo un partecipante,
come in una normalissima telefonata.
Quando muore, si sveglia con la poesia,
e anche questa è un'opportunità per fare poesia
perché la morte stessa non può arriva senza un ordine diretto della poesia.

Così, quando alla fine il poeta se ne fu andato,
tutto il suo lavoro gli rivelò dolcemente:
“Adesso sono io la tua nuova voce, la tua nuova scatola”.

Copyright 2024 by Angelo Colella

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Angelo Colella – Senza titolo \ Untitled

My untimely sense of subjunctives
makes verbs moonlight as nouns. 
This last invasive zero of mine keeps the story going: 
when you mix too many things Rome becomes small, 
and the scene fades into grey. 
Thanks to the existence of indigo, memories become pleasant, 
because not all of them resemble the toes of a standing woman. 
I often find myself openly looking for subjunctives 
and no longer your comforting hand, 
curved and irregular, 
instant of the light lines of your action.
Il mio inopportuno senso per i congiuntivi
porta i verbi a sbarcare il lunario come nomi.
Questo mio ultimo invadente zero porta avanti la storia:
quando mischi troppe cose Roma diventa piccola,
e la scena che sfuma nel grigio.
Grazie all'esistenza dell'indaco i ricordi diventano piacevoli,
perché non tutti loro assomigliano alle dita dei piedi di una donna in piedi.
Spesso mi ritrovo a cercare apertamente i congiuntivi
e non più la tua mano consolatrice,
curva e irregolare,
istante delle linee leggere della tua azione.

Copyright 2024 by Angelo Colella

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Angelo Colella – Senza titolo \ Untitled

My dreams have two entrances,
both with paws and muzzles,
and they have a contract.

They have a mouth, a skull 
sitting on top of it –
that means there are heads:
it must be nice to be the face of a model,
like firefighters.

Their mouths are better than my eyes
at parking:
it’s weird how the bell of my car
has the same talent and lungs 
as a parrot
speaking slowly with the mouth of a god.
I miei sogni hanno due ingressi,
entrambi con le zampe e la museruola,
e hanno un contratto.

Hanno una bocca, un teschio
seduto sopra di essa –
questo vuol dire che ci sono teste:
deve essere bello essere il viso di un modello,
come i vigili del fuoco.

Le loro bocche sono meglio dei miei occhi
a parcheggiare:
è strano come la campana della mia macchina
abbia lo stesso talento e gli stessi polmoni
di un pappagallo
che parla lentamente con la bocca di un dio.

Copyright 2024 by Angelo Colella

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Angelo Colella – light house house of light \casa leggera casa di luce

light house house of light 

Strolling along the road coast 
I recognized the rook I cherished the most
from the games of chess of my childhood.

It had now become a lighthouse:
a house of light, that is, with light for foundation
whose supporting smoothness
had made it into the compassionate contrary of a siren.

Every so often there’s rain to stomach
but from the edge of that cliff
the view’s better than from a square in the corner. 

I wanted to ask it, for old times’ sake,
to come back home with me.
But what’s a chessboard got to do with a lighthouse?
casa leggera casa di luce


Passeggiando lungo la strada costiera
ho riconosciuto la torre che amavo di più
quando giocavo a scacchi da bambino.

Ormai era diventata un faro:
una “casa di luce”, cioè, con fondamenta di luce 
la cui morbidezza portante
l’aveva reso il compassionevole contrario di una sirena.

Ogni tanto c'è da sopportare la pioggia
ma dall'orlo di quella scogliera
la vista è migliore che da un quadrato nell’angolo.

Volevo chiedergli, in ricordo dei vecchi tempi,
di tornare a casa con me.
Ma cosa c’entra una scacchiera con un faro?

Copyright 2024 by Angelo Colella

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Angelo Colella – Untitled \ Senza titolo

The rain, outside the window, looks at me boredly, 
and the window has been bothering me since this morning:
the Proustian sunlight changes direction
as I sip an authentic madeleine in its presence.
Even if I write with a swollen voice,
I don't like too much to talk.
My words are thrown away,
piled up and panicked on part of the page.
“Sometimes words get so agitated over nothing”,
I think as I fall
from my pale and silent corner in the sky.
La pioggia, fuori dalla finestra, mi guarda annoiatamente,
e la finestra è da stamattina che mi infastidisce:
la luce proustiana del sole cambia direzione
mentre sorseggio un’autentica madeleine in sua presenza.
Anche se scrivo con voce gonfia,
non mi piace troppo parlare.
Le mie parole sono lanciate via,
ammassate e terrorizzate su una parte della pagina.
“A volte le parole si agitano per un nonnulla”,
penso mentre cado
dal mio pallido e silenzioso angolo di cielo.

Copyright 2024 by Angelo Colella

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Meet Angelo Colella / Vi Presento Angelo Colella

Angelo Colella

Our first poet, whose poetry will be presented in the next few days, is Angelo Colella who primarily writes in English. Here is a little about him:

Il nostro primo poeta, le cui poesie verranno presentate nei prossimi giorni, è Angelo Colella che scrive prevalentemente in inglese. Ecco qualcosa su di lui:

Angelo ‘NGE’ Colella è nato in Italia, e vive lì. Ha iniziato a scrivere dopo aver imparato a leggere, e nel frattempo ha imparato a parlare da autodidatta ma si esprime meglio in silenzio. Scrive prosa e poesia in italiano e inglese, e fa collages, scrittura asemica, arte postale e oggetti DADA. Alcuni dei suoi lavori sono apparsi su Uut Poetry, Utsanga, The Ekphrastic Review, Il Cucchiaio nell’Orecchio, Il Mirino, Multiperso, Blogorilla, The New Post-Literate, Word For/Word, Otoliths, La Morte per Acqua, 22 Pensieri. Nel 2022 ha partecipato al progetto poetico/teatrale di Mike Maggio “La Guerra è Pace/La Guerra e Pace”, e una delle sue poesie in inglese è stata pubblicata sul blog di Mike Maggio come parte del progetto poetico “30 for 30”.

Angelo ‘NGE’ Colella was born in Italy, and lives there. He started writing after learning how to read. Meanwhile he taught himself how to talk but he expresses himself at his best when silent.He writes prose and poetry in Italian and English and also makes collages, asemic writings and DADA objects. Some of his works have appeared on Uut Poetry, Utsanga, The Ekphrastic Review, Il Cucchiaio nell’Orecchio, Il Mirino, Multiperso, Blogorilla, The New Post-Literate, Word For/Word, Otoliths, La Morte per Acqua, 22 Pensieri. In 2022 he joined the literary/theatrical project by Mike Maggio “War is Peace/War and Peace”, and one of his poems in English has been published on Mike Maggio’s blog as part of the literary project “30 for 30”.

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Contemporary Italian Poetry in Translation / Poesia italiana contemporanea in traduzione

Introduction

Introduzione

I have always been interested in language: how it renders itself – or, rather, how we render it –both verbally and on the page. As a child, I was exposed to two languages: my native English and the Italian of my Sicilian grandparents. I remember one time sitting in a room of Italian immigrants, my grandparents among them, all speaking a language I could not understand.  I was 5 or so then: a child living under the children-should-be-seen-but-not-heard mandate. What does a child do under such circumstances: all adults, an unintelligible language and not allowed to speak?  He sits there quietly and listens. Listens to the contours of an impenetrable discourse.  Follows the rhythms, the accents, the music: all of the phonological and phonetic elements that are part and parcel of language.

I attribute this childhood experience, in part, to my becoming a linguist and a poet. For these are the very aspects of language that linguists and poets are concerned with: the elements that, in and of themselves, have no intrinsic meaning yet contribute to it.

This childhood experience, I believe, also led to my interest in translation: an inexact science, to say the least. An art, in and of itself, whose aim is to bridge meaning, to unencode what is embedded in the phonological and metalinguistic aspects of another language. An unforgiving and, at times, thankless discipline which is much underappreciated for, as Gregory Rabassa says in his essay “No Two Snowflakes Are Alike: Translation as Metaphor,” “translation is a disturbing craft because there is precious little certainty about what we are doing, which makes it so difficult in this age of fervent belief and ideology, this age of greed and screed.” (qtd. In The Craft of Translation, edited by John Biguenet and Rainer Schulte, The University of Chicago Press, 1989).

And yet where would we be without this disturbing craft? Dante, Flaubert, Dostoevsky, Goethe would all be lost to those who do not speak the original language in which these masters wrote. And what about Fadwa Tuqan, Mahmoud Darwish, Li Po?  Or Camus and Sartre? Authors, poets and thinkers who have been translated from their mother tongue into countless target languages, thanks to the translators who have spent untold hours on bringing knowledge and culture from abroad to their domestic audiences.

When it comes to poetry, translation presents problems that perhaps do not exist for other types of text for, in addition to meaning and cultural nuance, there are the elements of prosody that must be rendered in some fashion into the target language.  Rhythm and rhyme, for example, present their own difficulties, especially when it comes to languages like Arabic and Chinese, but what of the other aspects of prosody? Line breaks which, in the original make sense but do not in the target language? Or in experimental poetry, the use of unorthodox syntax and punctuation? Does one ignore these elements?  Transpose them into a mechanism that works for the translator’s linguistic milieu but, perhaps, do not fit the original author’s intention? Does the translator negotiate? Impose his/her vision? And what about cultural context which at times does not quite translate? Thus, the translator is faced with a dilemma which is not easily resolved. Be faithful to the original or be faithful to the target language/culture? Translate exactly or, what I might call, transcreate?

Over the past couple of months, I have worked with seven contemporary Italian poets whose work will be presented over the next few weeks on my web site.  My goal was to see what was being written in today’s Italy and to present it to an American and worldwide audience. Most of the work was sent to me in Italian after which I went through the process of translation. I then worked with each of the poets until all of us were satisfied with the final product in English. One of the poets, Francesco Bucci, who is fluent in English, translated his own work though we, at times, negotiated changes based on my sensibility as an English-language poet. Angelo Colella, an Italian poet who writes in English, sent me his poems in English with his own Italian translations. And in still other cases, some of the poets presented translations by their own translators, though some of this also involved some negotiation on my part.  All in all, however, we found the process each of us went through to be beneficial and enlightening (well, that’s certainly true for me, but I will let the poets make their own observations).

Over the next few weeks, I will be presenting the work of the following poets, presented first in Italian and then in English translation:

Angelo Colella
Cristina Carlà
Francesco Bucci
Maria Luperini
Pina Panico Salemme
Piero Sansò
Mario Badino

I want to thank them for their contributions, for their patience with me as we went through the translation process, and for entrusting their work with me for this project. It was an honor working with them and a pleasure getting to know them.

I also want to thank Luca Serra, a fiction writer and native Italian currently living in Scotland who is also my Italian instructor. Luca has not only has been instrumental in helping me improve my Italian but also introduced me to Clemy Scognamiglio, an Italian novelist who lives and works in Naples and who was instrumental in introducing me to many of the poets who will be presented here. Without them, this project would not have been realized.

Finally, I want to thank you, the reader, for your support over the years. I hope you enjoy the work of these fine poets and that you will send them your appreciation with your comments.

Sono sempre stato affascinato dal linguaggio, dal modo in cui esso si plasma – o, piuttosto, dal modo in cui noi lo plasmiamo – sia a livello verbale che sulla pagina scritta. Fin da bambino sono cresciuto in un ambiente bilingue: da un lato la mia lingua madre, l’inglese, e dall’altro l’italiano dei miei nonni siciliani. Ricordo che una volta ero seduto in una stanza piena di immigrati italiani, tra cui vi erano anche i miei nonni: tutti qui parlavano una lingua che non conoscevo. Ero un bambino di circa cinque anni e all’epoca subivo la regola secondo cui i-bambini-devono-essere-visti-ma-non-ascoltati. Che cosa fa un bambino in queste circostanze: una stanza piena di adulti, una lingua incomprensibile e il divieto di parlare? Si siede in silenzio e ascolta. Ascolta i contorni di un discorso impenetrabile. Segue i ritmi, gli accenti, la musica: tutti gli elementi fonologici e fonetici che sono parte integrante di una lingua.

Attribuisco a questa esperienza infantile, in parte, il fatto di essere diventato linguista e poeta. Perché sono proprio questi gli aspetti del linguaggio di cui si occupano i linguisti e i poeti: elementi che, di per sé, non hanno un significato intrinseco eppure vi contribuiscono.

Questa esperienza infantile, credo, ha favorito anche il mio interesse per la traduzione: una scienza a dir poco inesatta. Un’arte, in sé e per sé, il cui scopo è quello di colmare il significato, di decodificare ciò che è incorporato negli aspetti fonologici e metalinguistici di un’altra lingua. Una disciplina che non perdona e, a volte, ingrata; un’attività molto poco apprezzata poiché, come dice Gregory Rabassa nel suo saggio “No Two Snowflakes are Alike: Translation as Metaphor”, “la traduzione è un mestiere fastidioso perché c’è poca certezza su ciò che stiamo facendo, caratteristica che la rende particolarmente perigliosa in quest’epoca piena di ferventi credenze e ideologie, un’epoca di avidità e di sguardi indiscreti”. (cit. in The Craft of Translation, a cura di John Biguenet e Rainer Schulte, The University of Chicago Press, 1989).

Eppure, cosa saremmo noi senza questo “mestiere fastidioso”? Dante, Flaubert, Dostoevskij, Goethe resterebbero per sempre sconosciuti a coloro i quali non parlano la lingua in cui questi maestri hanno scritto. E che dire di Fadwa Tuqan, Mahmoud Darwish, Li Po? O di Camus e Sartre? Autori, poeti e pensatori che sono stati tradotti dalla loro lingua madre in innumerevoli altre lingue grazie a traduttori che hanno trascorso ore incalcolabili per diffondere la conoscenza e la cultura nel mondo.

Quando parliamo di Poesia, la traduzione presenta problemi che forse non esistono in altri tipi di testo poiché, oltre al significato e alle sfumature culturali, esistono elementi di prosodia che devono essere resi in qualche modo nella lingua d’arrivo. Il ritmo e la rima, per esempio, presentano le proprie difficoltà, soprattutto quando si tratta di lingue come l’arabo e il cinese; ma che dire degli altri aspetti della prosodia? Le interruzioni di riga che nell’originale hanno senso ma non nella lingua di destinazione? O nella poesia sperimentale, l’uso di sintassi e punteggiatura non ortodosse? È possibile ignorare questi elementi? Oppure è necessario trasporli in un meccanismo che funziona nell’ambiente linguistico del traduttore ma che – forse – non rientra nell’intenzione dell’autore? Negoziare? Imporre la propria visione? E che fare quando non è possibile rendere in maniera esaustiva il contesto culturale in cui si muove l’opera? A conti fatti, il traduttore si trova di fronte a un dilemma che non è assolutamente facile risolvere. Essere fedeli all’originale o essere fedeli alla lingua/cultura d’arrivo? Tradurre letteralmente oppure, come si potrebbe dire, transcreare?

Negli ultimi due mesi ho lavorato con sette poeti italiani contemporanei, le cui opere saranno presentate nelle prossime settimane sul mio sito web. Il mio obiettivo iniziale era quello di indagare cosa si scrive oggi in Italia per poi presentare la mia ricerca a un pubblico americano e mondiale. La maggior parte dei lavori mi è stata inviata in italiano, dopo di che ho iniziato il processo di traduzione. Ho poi lavorato con ciascuno dei poeti finché non ci siamo detti tutti soddisfatti del prodotto finale. Uno dei poeti, Francesco Bucci – che parla correntemente inglese – ha tradotto autonomamente i suoi testi, anche se a volte abbiamo negoziato delle modifiche in base alla mia sensibilità di poeta di madrelingua inglese. Angelo Colella – un poeta italiano che scrive in inglese – mi ha inviato le sue poesie insieme alla traduzione in italiano. E in altri casi ancora, alcuni dei poeti hanno presentato traduzioni effettuate dai loro stessi traduttori, anche se in alcuni casi ciò ha comportato una certa negoziazione da parte mia.

Nel complesso, comunque, abbiamo trovato che il processo che ognuno di noi ha affrontato sia stato benefico e illuminante. (beh, questo è certamente vero per me, ma lascerò che i poeti facciano le loro osservazioni).

Nelle prossime settimane, presenterò il lavoro dei seguenti poeti, prima in italiano e poi in inglese:

Angelo Colella
Cristina Carlà
Francesco Bucci
Maria Luperini
Pina Panico Salemme
Piero Sansò
Mario Badino

Desidero ringraziarli per i loro contributi, per la pazienza con cui hanno affrontato il processo di traduzione e per avermi affidato il loro lavoro in vista di questo progetto. È stato un onore lavorare con loro e un piacere conoscerli.

Desidero inoltre ringraziare Luca Serra, scrittore di narrativa attualmente residente in Scozia, nonché mio insegnante di italiano. Luca è stato fondamentale non solo perché mi ha aiutato a migliorare il mio italiano, ma anche perché mi fatto conoscere Clemy Scognamiglio, una scrittrice italiana che vive e lavora a Napoli, la quale a sua volta mi ha permesso di entrare in contatto con molti dei poeti che verranno presentati qui. Senza di loro, questo progetto non sarebbe stato realizzato.

Infine, desidero ringraziare voi, cari lettori, per il vostro sostegno nel corso degli anni. Spero che apprezzerete il lavoro di questi bravi poeti e che lo supporterete con i vostri commenti.

Mike Maggio

Translated by Cristina Carlà

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Thank You for Your Participation

Dear readers,

Thank you for visiting this site over the last month and a half and for reading the poems and essays that were published during that time. And thanks to all the poets and individuals who contributed their work to Conflict, Tragedy and Resolution. It has been a pleasure hosting such diverse talent and reading their responses to the Israeli-Gaza conflict and the impact it has had on all of our lives.

I also want to take this time to add a special thanks to the following individuals who contributed to our fundraiser:

Signe Friedrichs
Antonella Manganelli
Madeleine Mysko 
Nabeel Jawlani
Judy Kronenfeld
Mary Alvin Nichols
Robert Bursick
Lailah Shima
Suzann Heron
Kristia Vasiloff
Barb Reynolds
Rana Tahir
Robyn Smith
Cameron Shaw
Katty Biglari
Anonymous
Elizabeth Bruce
Kim Ray
Kathleen Belfar

As a result of their generosity, we have raised $240 for The United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA). I will be sending a check to UNRWA this week and will include in my cover letter the name of all the donors. If you wnat your name withheld, please let me know at mikemaggio@mikemaggio.net.

Once again, thank you and happy holidays to all. Let us hope and pray for peace in the Middle East and in Ukraine.

Stayed tuned for Contemporary Italian Poetry in Translation which will be coming in January.

Mike

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Ten Essential Truths About Being a Palestinian

Ten Essential Truths About Being a Palestinian








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Mike Maggio is.

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